Bergamo
I metalmeccanici contestano Renzi
Gli operai: “L’articolo 18 non si tocca, lo difenderemo con la lotta!”. Fischi, urla, uova all’indirizzo del premier che si recava all’assemblea di Confindustria
Il potere politico spetta di diritto al proletariato

Gli operai della provincia di Bergamo, in centinaia, contenuti su entrambi i lati della strada da un cordone di poliziotti in assetto antisommossa, il 13 ottobre lo hanno atteso sotto una pioggia battente per oltre due ore, gridando slogan contro il suo governo, con interminabili fischi, urla “Vergogna! Vergogna”, petardi, slogan, cartelli e striscioni tra cui “L’articolo 18 non si tocca, lo difenderemo con la lotta”. L’“accoglienza” a Renzi è stata durissima, a colpi di fumogeni, lancio di carta igienica, uova, sacchi di farina e ortaggi e qualche petardo contro l’auto del nuovo Berlusconi e dei confindustriali, tra cui anche quella del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Al passaggio dell’auto di Renzi gli operai gli hanno urlato: “Devi morire”, “Ammazzati” e ancora “Mafioso”, “Buffone”.
La manifestazione era organizzata da FIOM-CGIL, davanti ai cancelli della ex Comital, in risposta all’assemblea generale di Confindustria che si svolgeva dentro la fabbrica.
“Saremo a Nembro per presentare al premier Renzi le nostre rivendicazioni e per manifestare tutta la nostra forte contrarietà ai contenuti di una riforma del lavoro che non ci piace”, aveva annunciato la FIOM al termine della seduta del Comitato Direttivo e su indicazione della segreteria provinciale.
Per lo stesso giorno era stata prevista anche una serie di scioperi, cui hanno aderito diverse fabbriche del comprensorio, tra cui Tenaris Dalmine, Brembo, ABB, Sematic, Itema, Lovato Electric, Eutron, Sint, Brembana&Rolle, Vin Service, Nicotra, International Fim (ex Lupini targhe), allo scopo di permettere agli operai di partecipare all’iniziativa.
La FIOM denuncia: “Il disegno di Legge voluto da Renzi si configura come una sostanziale delega finalizzata alla cancellazione di fondamentali norme dello Statuto dei Lavoratori, tra cui l’articolo 18, per una complessiva manomissione del Diritto del Lavoro in nome di una redistribuzione delle tutele in favore dei lavoratori precari”.
La contestazione a Renzi è stata un’importante tappa della mobilitazione partita in molte aziende metalmeccaniche nella provincia contro il Jobs Act. È dal 1° ottobre, infatti, che gli operai scioperano nella bergamasca, in diversi stabilimenti. La mobilitazione continuerà nelle prossime settimane e prenderà spunto anche dalla linea antioperaia e antipopolare rilanciata da Renzi durante l’assemblea di Confindustria. È qui che il nuovo Berlusconi ha preteso di offrire su un piatto d’argento ai pescecani di Confindustria lo scalpo dell’articolo 18: “Togliamo per i nuovi assunti l’articolo 18 e togliamo il peso fiscale per i primi tre anni”.
Ben venga l’inasprirsi della lotta sindacale e le contestazioni operaie a Renzi che deve sfociare in un grande movimento di massa con al centro la classe operaia che butti giù questo nero governo. E noi auspichiamo anche che gli elementi più avanzati del proletariato si pongano insieme al PMLI la questione fondamentale di riappropriarsi della sua missione storica, riflettendo in primo luogo su quanto ha detto il Segretario generale del PMLI, Giovanni Scuderi, alla vigilia della Commemorazione di Mao svoltasi a Firenze il 7 settembre 2014: “Il potere politico spetta di diritto al proletariato che produce l’intera ricchezza del Paese ed è l’unica classe capace di sradicare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e le cause economiche che generano le classi, le guerre imperialistiche, le ingiustizie sociali, la disoccupazione, la miseria, il razzismo e la disparità territoriale e di sesso; capace anche di sradicare la cultura e la moralità borghesi fondate sull’individualismo, l’egoismo, l’arrivismo, l’arricchimento personale, il predominio dell’uomo sulla donna, la sopraffazione del più forte sul più debole, la corruzione.
Questo diritto il proletariato lo deve rivendicare con forza e imporlo con la rivoluzione armata quando avrà creato le condizioni per estromettere dal potere l’ultima classe sfruttatrice e oppressiva della storia, la borghesia, che sbarra la strada all’emancipazione del proletariato e di tutta l’umanità.
Ma non ce la potrà mai fare se non acquisisce la sua propria cultura, il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, e non dà tutta la sua forza materiale e intellettuale al suo Partito, il PMLI”.
È questa l’unica via che il proletariato può percorrere per farla finita con i Mussolini, i Berlusconi e i Renzi di turno.

15 ottobre 2014